giovedì 15 novembre 2012

Perdutamente se so' persi... Perdiamoci Perdutamente!

PERDUTAMENTE SE SO' PERSI... PERDIAMOCI PERDUTAMENTE!
(Versione pe' i romani)

Ariva quer vorpone de Lavia, prenne un mucchietto de gente, chiamata un po' a casaccio, qualrcuno ce va de straforo. So' in 18. Li vede tutti assieme e je dice: "Ve do li sordi pe' gesti' l'India, quanno io nun so che cazzo facce... Li sordi so' tanti, anzi so' de meno, anzi meno ancora. Fate quello che volete, anzi fate una cosa che ve do io er tema. La perdita. Annate e Perdeteve tutti, questo è il mio sangue!".
I dieciotto discepoli se scanneno per un po' de mesi. C'è chi dice che li sordi nun basteno, ma poi accetta; c'è chi all'India c'è già stato e se la sente calla; c'è chi nessuno lo conosce e pensa de fa' quello che cazzo je frega; c'è chi fa er capetto da sempre e tenta de fallo pure qua dentro; c'è chi se ne frega e come ar solito, continua a fregassene.
Ma l'idea de base sarebbe "famo 'na cosa tutti uniti, tutti assieme" e poi diventa "famo 'na cosa almeno un po' concordata". Dopo mesi de riunioni e litigi via maille, quanno nun c'avevano più tempo pe' tira' fora 'na proposta nuova, come aveveno fatto a tutte le riunioni, se divideno in gruppetti, perché metteceli te assieme Arcuri, Calamari e Natoli (pe' fa 'n esempio).
Beh risultato? Se chiudeno dentro l'India, fanno corsi a gratisse pe' fa vede' che fanno quarcosa. Co' 5000 euri puliti pe' uno, non ce sarà nemmeno uno spettacolo compiuto o che poi porteronno in giro. Forse sì, quello de Latini che sulla perdita so' 4 anni che ce lavora! Ma che volete fa', c'ha avuto culo. L'artri, invece, se fanno li cazzi loro. Ognuno co' er progettino, un po' performativo, un po' istallativo, un po' rivoluzionario (o fintamente tale), che fa molto fico...
Tutti chiusi dentro l'India e quando apriranno che troveremo? Morti!
Morti come li zombi de Timpano e consorte (de cui, a di' er vero è più autrice la Frosini de quer moribonno der marito). Anzi no! La cosa più viva all'India erano proprio li zombi che vagaveno, in tondo ar teatro indipendente. Lavia li ha fatti secchi tutti, uno a uno, come i dieci piccoli indiani. A dicembre ce sarà una massa de gente, che li andrà a vede'. Loro saranno felici perché c'avranno er pubblico delle Schorte, de li Teatri de Vetro e de li Romaeuropa. Er solito pubblico insomma, lo stesso che c'hanno da tempo, quello che diminuisce sempre de più.
Mentre Lavia riempie l'Argentina de vivi, co' lo spettacolo de un morto, con in scena 'n Arlecchino che se nun è morto, poco ce manca, Er Teatro Indipendente fatto de gente viva, more ufficiarmente chiuso all'India, con er pubblico suo, quello morto, fatto della stessa gente loro, fatto de critici, de intellettuali, de frikkettoni e de la gente che je compra li spettacoli. Lavia j'ha dato un teatro che loro dichiaraveno morto e e che dicevano di volello renne vivo. Se so' detti: "Opriamo l'India ar pubblico romano", ma Roma manco lo sa. E mentre Lavia sta 'n potrona e c'ha fatto 'na bella figura, ha dimostrato che lui è ancora er mejo de le nove generazioni (e perciò a chi e perché lasciaje er posto?).
Però li preggi ce stanno:
Da quanno c'hanno er teatro nun li vedi più in giro.
So' morti là dentro. La puzza loro, pe' Roma nun ce sta più.
Se rioprono le tombe a dicembre.
I funerali saranno all'India, ce andranno l'amichi loro...
E Roma nun piagnerà perché nun se sarà accorta de un cazzo.
E Lavia, a ragione, riderà.

PERDUTAMENTE SI SONO PERSI... PERDIAMOCI PERDUTAMENTE!
(Versione per il resto d'Italia)

 Arriva quel furbo di Gabriele Lavia, prende un piccolo gruppo di persone, chiamate senza un vero criterio e qualcuno si presenta senza essere invitato. Sono in 18. Lavia li accoglie tutti insieme e gli dice: "Vi do i soldi per gestire l'India, perché io non so che farci... I soldi sono tanti, anzi sono di meno, anzi meno ancora. Fate quello che desiderate, anzi fate una cosa con un tema scelto da me: La perdita. Andate e Perdetevi tutti, questo è il mio sangue!". I diciotto discepoli discutono per mesi. C'è chi dice che i soldi non sono abbastanza, ma poi accetta l'offerta; c'è chi all'India c'è già stato e si sente il padrone; c'è chi nessuno lo conosce e pensa di fare di testa sua; c'è chi fa il capo da sempre e tenta di farlo anche lì dentro; c'è chi come al solito si disinteressa, continua a farlo.
Ma l'idea di base dovrebbe essere "facciamo una cosa tutti uniti, tutti insieme" e poi muta in "facciamo una cosa minimamente concordata tra noi". Dopo mesi di riunioni e litigi via mail, quando non avevano più tempo di proporre ancora qualcosa di nuovo, come avevano fatto ad ogni riunione, se sono divisi ulteriormente, perché è un'impresa mettere insieme Fabrizio Arcuri, Lucia Calamaro e Lisa Natoli (tanto per fare un esempio).
Il risultato? Si chiudono dentro il Teatro India, fanno corsi gratis per farsi vedere che stanno lavorando. Con 5000 euro (al netto dell'Iva) dato ad ognuno di essi, non si vedrà nemmeno uno spettacolo finito che avrà una sua distribuzione. Forse sì, quello di Roberto Latini che sulla perdita sono 4 anni che lavora! Ma non ci si può lamentare, se lui ha avuto fortuna. Gli altri pensano a se stessi, ognuno con un "progetto" che sembri una performance o un'istallazione, che tenda al rivoluzionario, che sia "cool".
Sono tutti chiusi dentro l'India e quando apriranno che troveremo? Dei morti!
Morti come i zombie di Daniele Timpano e la di lui consorte (di cui, a dire la verità è più autrice, lei Elvira Frosini di quel moribondo del marito). Anzi no! La cosa più viva all'India erano proprio i zombie che giravano, intorno al teatro indipendente. Lavia li ha uccisi tutti, uno ad uno, come i dieci piccoli indiani. A dicembre ci sarà molta gente che li andrà a vedere. Loro saranno felici perché avranno il pubblico dei Short Theatre, di Teatri di Vetro e di Romaeuropa. Il solito pubblico alla fin fine, lo stesso che hanno da tempo, quello che diminuisce costantemente.
Mentre Lavia riempie l'Argentina di vivi, con lo spettacolo di un regista morto, che vede in scena un Arlecchino che non è ancora morto, ma vista l'età, è a rischio trombosi, Il Teatro Indipendente fatto di persone vitali, muore ufficialmente chiuso al Teatro India, con il suo pubblico, quello già morto, composto da loro stessi, dai critici, dagli intellettuali, dai freak e dagli operatori che gli comprano gli spettacoli. Lavia ha dato loro un teatro che tempo fa loro stessi dichiaravano morto e che professavano di volerlo rendere vivo. Si sono detti: "Apriamo il teatro India al pubblico romano", ma i romani nemmeno sono venuti a saperlo. E mentre Lavia è seduto in poltrona sapendo che agli occhi di tutti ha fatto un bel gesto, ha dimostrato che lui è ancora superiore rispetto alle nuove generazioni (e perciò a chi e perché dovrebbe lasciare il posto e la sua posizione?).
Però in tutta questa storia ci sono dei pregi: da quando i teatranti indipendenti romano sono chiusi dentro il teatro India non li vedi più in giro.
Sono morti all'interno. Il loro odore in città non si sente.
Si riaprono le tombe a dicembre. I funerali saranno al teatro India e saranno presenti i loro amici...
E Roma non piangerà perché non si sarà accorta di nulla.
E Lavia, a ragione, riderà.

sabato 17 luglio 2010

ISOLA TEATRO TUTTA

(VERSIONE PER ROMA)

Er nome de 'sta giovine compagnia [*1]
nasce da uno spettacolo che han fatto pria. [*2]
Quello sì che è 'n gran bel lavoro,
anche pe' me che der teatro so' onnivoro;
er pregio de 'sto spettacolo so' li du' attori,
che in un'oretta abbindolano li spettatori.
Uno sta a diventa' famoso, perché è ruffianello, [*3]
l'artro meno, perché è meno furfantello.[*4]
Poi il lavoro de 'sta compagnia è continuato
con 'n artro spettacolo n' po' 'mpegnato, [*5]
hanno preso 'n testo de 'n autore americano
e fatto diventa' tutto d' un colpo siciliano.
Anche qui l'attrici devono esse' 'n bel po' brave,
proprio perché dello spettacolo so' l'architrave.
Du' gnappette che sur palco proprio ce sanno fa',
che insieme nella storia loro te sanno porta':
una che è 'n bel po' bona come caratterista, [*6]
l'artra che de caratterino, se vede, è provvista. [*7]
Poi 'sta compagnia un teatro ha fatto brucia' [*8]
pe' dicce cose che che se poteva risparmia'.
L'attore poco furfantello co' loro è tornato [*4]
e er mestiere cor tempo suo nun s'è azzerato,
l'attricetta cor caratterino invece è sottotono [*7]
sarà che er partner è de quelli che abbattono, [*9]
che addormono tutto er pubblico astante,
mentre l'artra attrice è assai ravvivante. [*10]
Poi 'no spettacolo vincitore de 'n premio [*11]
l'ho visto in du' versioni: sur palco 'n trio
composto da due dello spettacolo precedente,
e 'n' attrice che nun è così soprendente.[*12]
Ce da di' che le versioni so' differenti,
ma nun se po' di che tutt'e due so' valenti:
vabbè la prima era da considera''no studio
ma avello fatto a teatro è stato 'n suicidio,
sarà servito a migliorallo, questo è certo
perché ner secondo io de sicuro nun ho sofferto.
A vedella così in generale la cariera è 'n picchiata,
ma la speranza nell'ultima prova è inframmischiata.
Pe' non falla troppo lunga c'è da di'
che er pregio della compagnia sta proprio lì,
nell'attori che certamente sanno lavora'
ma che la regista proprio nun ce sa fa'. [*13]
Serve gente che da fuori sa ben guarda'
dove l'attore se sta anna' a infila',
ma certo alla ragazzetta quello je manca
perché se vede che nun è 'na saltimbanca,
è una che vo pensa de fa' la professionista,
ma a teatro ce serve davero 'n equlibrista,
una che er gioco spensierato deve aveccelo dentro
e er nervosismo suo nun deve esse' l'epicentro.
E questo se vede, anche se l'attori so' capaci,
e che sur palco a anna' così so' puro audaci.
Ma c'è da di' che 'na possibilità va sempre data,
quando vedi in un gruppo la sincerità annidata,
perciò so' certo che er negativo se rimova
a vede' tra po' de tempo la produzione nova.

VOTO
Pe' ora è 'n 6menomeno come se faceva a scola,
insomma la ciccia c'è ma ancora nun se vede sempre.
Daje! Nun mollate!

(VERSIONE PER IL RESTO D'ITALIA)
Il nome di questa giovane compagnia [*1] nasce da uno dei primi spettacoli. [*2]
Quello è un gran bel lavoro, anche per me che vedo molto teatro.
Il pregio di questo spettacolo sono i due attori, che in un'ora abbindolano gli spettatori.
Uno dei due sta facendo successo perché è un po' ruffiano [*3], mentre l'altro no, perché è meno furbo[*4].
Il lavoro della compagnia è continuato con uno spettacolo un po' impegnato [*5], hanno preso un testo di un autore americano e lo hanno ambientato in Sicilia.
Anche qui le attrici devono essere brave, dato che sono le architravi dello spettacolo.
Due piccole attrici che sul palco fanno vedere le loro capacità e che insieme funzionano, a servizio della storia: una è una caratterista brava [*6], l'altra si vede che ha carattere [*7].
Successivamente questa compagnia ha fatto bruciare un teatro, [*8]
per raccontare una storia poco interessante per il pubblico.
L'attore dello spettacolo, quello poco furbetto è tornato [*4], facendo vedere che è ancora un bravo mestierante.
L'attrice con carattere è in questo caso sottotono [*7], perché il partner [*9] è terribile è di quelli che fanno dormire il pubblico, mentre la quarta attrice è molto vivace [*10].
Dopo hanno fatto uno spettacolo che ha vinto anche un premio [*11] che personalmente ho visto in due verisoni:sul palco un trio compasto da due attori dello spettacolo precedente e un'attrice non molto interessante. [*12]
Da sottolineare che le due versioni sono differenti,
ma non si pouò dire che sono tutte e due valide:
ok la prima era da considerare uno studio, ma averlo fatto a teatro è sembrato un suicidio. Ciò è servito certamente a migliorarlo perché la seconda volta non era terribile come la prima.
Vedendola così nel totale la carriera della compagnia sembra in picchiata, ma proprio nell'ultima produzione si può scorgere una speranza di risalita.
Per non allungare troppo il brodo, il pregio della compagnia è proprio negli attori, mentre la regista [*13] invece è il punto debole.
A teatro serve chi sa ben guardare da fuori, dove andranno gli attori a infilarsi,
ma questo manca alla regista che si vede che non viene dalla scuola dei "saltimbanco",
è una persona che pensa al professionismo, non sembra avere dentro se il gioco spensierato del teatro, ma dal tutto si intravede il suo nervosismo e la sua insicurezza.
Questo si vede anche se gli attori sono capaci e vanno coraggiosamente sul palco consapevoli di ciò.
Ma alla fine sempre una possibilità va data a chi lavora con sincerità,
perciò sicuramente tutto ciò che c'è di negativo potrà sparire nella prossima produzione.

VOTO
Come a scuola si potrebbe dare 6--,
c'è qualcosa ma non sempre si vede.
Forza! Continuate così!


*1 - ISOLA TEATRO
*2 - L'ISOLA
*3 - OSCAR DE SUMMA
*4 - ARMANDO IOVINO
*5 - LA STRADA FERRATA
*6 - FIAMMETTA OLIVIERI
*7 - PAMELA SABATINI
*8 - BRUCIA
*9 - BENIAMINO MARCONE
*10 - LAURA RICCIOLI
*11 - SENZA LEAR, Vincitore del Premio Lia Lapini
*12 - ARMANDO IOVINO, LAURA RICCIOLI, ELISA PORCIATTI
*13 - MARTA GILMORE

venerdì 16 luglio 2010

SORTO FORA

(VERSIONE PER ROMA)

Adesso, mo, lo dico: io sorto fora
co' tutto che pensate che me nisconno,
'o so che se me ne esco così ora
de sicuro a voi tutti ve confonno.
Pur io, Er Lisca doppo 'n po' aricicio
come dopo er periodo 'nvernale
se permette de fa anche er riccio
che alla fine è 'n pungente animale.
Mo se ripropone 'a domanna:
chi è Er Lisca, quer cojone?
Da noi chi ce lo manna?
Che vole? che ce propone?
Volete un nome 'n sostanza,
ma de quello so sprovvisto,
e chiedemelo nun è creanza,
e sapello nun è 'n acquisto.
Ve basti sape' che nun so' uno,
so' la voce de tanti, so' 'na folla,
ma de certo nun so nisciuno,
perché faccio piagne come 'a cipolla.



(VERSIONE PER IL RESTO D'ITALIA)

Adesso, ora lo dico: io esco fuori
con tutto che pensate che mi nascondo,
e lo so che se dico questo ora
di sicuro vi confondo.
Anche io, Er Lisca dopo un po' riesco fuori
come dopo il periodo invernale
si permette di fare anche il riccio
che è un pungente animale.
Ora si ripropone la domanda:
chi è Er Lisca, quel deficiente?
Da noi chi ce lo manda?
Cosa vuole? cosa ci propone?
Volete un nome nei fatti,
ma di quello non sono provvisto,
e chiedermelo non è modo,
e saperlo non è utile.
Vi basti sapere che non sono unico,
sono la voce di tanti, sono una folla,
ma certamente non sono nessuno
perché faccio piangere come la cipolla.

lunedì 14 dicembre 2009

CONTRO IL CRITICO MEDIO

(VERSIONE PER ROMA)
Er critico medio entra' allo spettacolo e pensa de vede' già er genio.
Se lo 'mmagina da prima
e dopo esce contento:
se pavoneggia co' l'artri critici medi
e tutti felici torneno a casa.
Ma er critico medio che vede veramente? Nun lo sa nemmeno lui.
Racconta de magnificenze della tecnica,
immagini spettacolari
e soprattutto de retrointenzioni drammaturgiche ar limite della genialità.

Poi se la prenne co' uno che dice la verità e che lo sbugiarda
nun s'accorge che invece de pavoneggiasse
o de vede' co l'occhi più vicini ar pubblico
potrebbe guarda' in maniera più onesta gli spettacoli
senza senti' le voci amiche o de tendenza
così farebbe mejo ar teatro invece de pensa' a se!

Viva gli Scarpellini, i Porcheddu e i Capitta
e viva addirittura i Cordelli! (Guarda che me tocca di'!)


(VERSIONE PER IL RESTO D'ITALIA)
Il Critico medio entra a teatro pensando già di vedere il genio,
se lo immagina prima e dopo esce contento.
Si pavoneggia con gli altri critici medi e poi tutti insieme contenti tornano a casa.
Ma il critico medio veramente cosa vede? Non lo sa nemmeno lui!
Racconta le magnificenze della tecnica, le immagini spettacolari, e soprattutto le retrointezioni drammaturgiche al limite della genialità.
Poi se la prende con uno che dice la verità e lo sbugiarda!
Non si accorge che invece de pavoneggiarsi
o vedere con gli occhi più vicini al pubblico extra teatrale
potrebbe guardare le performance in maniera più onesta
senza sentire le voci amiche o quelle che vanno di moda
in questo modo farebbe meglio al teatro, invece che pensare a se stesso!

Viva Scarpellini, Porcheddu e Capitta!
Viva adiruttura Cordelli (Oddio cosa mi tocca dire!)

domenica 13 dicembre 2009

CAMBIO DI ROTTA - SPOSTO ER TIRO

(VERSIONE PER ROMA)
M'avete scritto in tanti, qui e su facebook,
che sembro Palomba
che so' troppo serio,
che me nasconno,
che giudico troppo e so' poco graffiante.

Risponno e cambio
Sembro Johnny? Beh lui fa 'nartra operazione, fa ride' e la gente nun lo prenne sur serio...
So' troppo serio? Forse sì e forse no, ma dico quello che penso...
Se volete ride' nun me leggete...
So' poco graffiante?
Beh ho graffiato quanno c'avevo da graffia'... Nun ho risparmiato nessuno, ma se Cosentino me sembra mejo de Made in Italy che ve devo fa'?
Devo parla' solo de chi nun m'è piaciuto?

E ORA I CAMBIAMENTI DA DU' DOMANDE VOSTRE

Giudico troppo?
Forse dovrei esse' più veloce
e nun giudica' ma vede' se il lavoro c'ha un senso pe' la compagnia, pe' er teatro e pe' er pubblico!
Ecco forse questo farò da ora!

Me Nasconno?
Prometto di dire er nome mio
se le cose cambieranno
Ora li critici
volenti o nolenti dicheno quello che devono di'
a meno che nun sei un nome
(e comunque anche così stai sur cazzo alla gente)
la maggior parte delle critiche negative so' costruite pe' di artro da
"fa schifo, er pubblico nun lo sopportava, ecc"
Ad esempio nessun critico s'è reso conto
che dopo l'urtimo spettacolo dei Muta Imago, er pubblico extra teatrale
che ora 'sti tizi accalappiano,
è uscito 'nacazzato, deluso, 'ndignato

Nessuno pensa a loro?
Beh allora avremo sempre più pubblico de registi, attori e critici
e meno pubblico vero!

MEJO ESSE' SENZA VOLTO E DILLA TUTTA

Dovrei esse' più cattivo co' l'artri critici e co' l'organizzatori de li festival che
co' l'artisti!!!


(VERSIONE PER IL RESTO D'ITALIA)
In tanti mi avete scritto, qui e su facebook, anche in privato:
sembro Palomba,
sono troppo serio,
mi nascondo,
giudico troppo
e sono poco graffiante.

Rispondo e sono pronto a cambiare.
Sembro Johnny? Beh lui fa un'altra operazione, fa ridere e la gente non lo prende sul serio...
Perciò sono troppo serio? Forse sì e forse no, ma dico ciò che penso...
Se volete ridere non mi leggete!
Sono poco graffiante?
Beh ho graffiato quando pensavo di dover graffaire.. Non ho risparmiato nessuno, ma se Cosentino è più completo di Made in Italy cosa dovevo fare?
Dovrei parlare solo di chi non mi è piaciuto?

E ORA I CAMBIAMENTI DA DUE VOSTRE DOMANDE

Giudico troppo?
Forse dovrei essere più sintetico
e non giudicare me vedere se il lavoro ha un senso per il teatro, il pubblico e la compagnia stessa.
Ecco questo lo farò da ora!


Mi Nascondo?
Prometto di dire il mio nome
se le cose cambieranno:
Ora i critici
volenti o nolenti dicono quello che sono costretti a dire
dagli editori e dalle amicizie.
Tutto questo tranne se non sei un critico affermato.
(e comunque anche così non sei visto in maniera positiva)
La maggior parte delle critiche negative sono costruite per raggirare il problema e non dire
"fa schifo, il pubblico non lo sopportava, ecc"
Ad esempio nessun critico si è reso conto
che dopo l'ultimo spettacolo dei Muta Imago, il pubblico extra teatrale
che ora questa compagnia richiama,
è uscito arrabbiato, deluso, indignato?

Nessuno pensa al pubblico?
Beh così avremo sempre più pubblico di registi, attori e critici
e meno pubblico vero!
Così si allontana la gente dal teatro!

MEGLIO ESSERE SENZA VOLTO E DIRE CIò CHE VA DETTO

Dovrei essere più cattivo ma con gli altri critici e con gli organizzatori dei festival e non con gli artisti!!!

sabato 5 dicembre 2009

CRISIKO / GLI OMINI



testo, regia, interpretazione de
Gli Omini (Riccardo Goretti, Francesco Rotelli, Luca Zacchini)

(VERSIONE PER ROMA)
Tre regazzini sur palco dall'inizio alla fine.
Cioé iniziano come bambini davvero e poi finiscono vecchi, ma loro, i tre attori so' tre regazzini che se divertono.
'Sto spettacolo c'ha 'n pregio: durante tutto lo spettacolo nun te rendi conto che la drammturgia fa cilecca da tutte le parti, che i tre attori ogni tanto fanno perdono la concentrazione, che le battute so' becere e la confusione regna sovrana!
Pe' tutto lo spettacolo, co' tutto che so' annato a fa' er critico, me so reso conto a 'n certo punto che me stavo a gode' lo spettacolo pe' quello che è, nun pensando a recensioni o cazzi vari.
Ora nun so' se se pò chiama' teatro o artro, ma che me frega?
Certo non sono fini registi, abili drammaturghi (metteno insieme un ber po' de cazzate che raccojeno tra la gente), o geniali innovatori, ma sono tre persone nude sur palco che stanno lì e che creano 'na bella atmosfera.
Poi se sanno venne bene e rischieno ner tempo de diventa' venditori come i Babilonia.
Appunto su la differenza tra loro e 'sti ultimi ce sarebbe da spenne du' righe.
Escono fori dalla stessa edizione de Scenario, ma loro nun hanno vinto gnente i Babilonia hanno vinto tutto er cucuzzaro: pe' 'na manifestazione come Scenario è giusto così, ora spetta ar pubblico vede' chi pò anna' avanti mejo

VOTO
Alla parte teatrale 6-- scritto co' 'a matita rossa
Ai tre 7 in condotta

ER LISCA

(VERSIONE PER IL RESTO D'ITALIA)
Tre ragazzini sul palco dall'inizio alla fine. Per la verità iniziano come bambini e finiscono per interpretare tre vecchi, ma loro, i tre attori sono tre ragazzini che si divertono a giocare.
Lo spettacolo ha un pregio enorme: durante tutto il tempo non ci si rede conto che la drammaturgia fa acqua da tutte le parti, che i tre attori non sono sempre concentrati, che le battute sono di bassa qualità e che il tutto è confusionario!
Durante lo spettacolo, con tutto che ero lì per esaminare la performance, mi sono reso conto verso la fine che mi stavo godendo quello che vedevo, non pensando al mio lavoro o ad altro.
Certo è che non sono fini registi o abili drammaturghi (mettono insieme molte cose prese qua e là dalla gente comune), o geniali innovatori, ma sono tre persone nude "on stage" che sono lì e creano una bella atmosfera.
Poi si sanno vendere bene e con il tempo potrebbero rischiare di diventare come i Babilonia da questo punto di vista.
Appunto sulla differenza tra queste due formazioni ci sarebbe da scrivere.
Tutte e due escono fuori dalla stessa edizione del Premio Scenario, ma gli Omini non furono nemmeno segnalati, mentre i Babilonia vinsero il Primo Premio: Ritengo che per una manifestazione del genere sia anche molto giusto, ma ora spetta al pubblico decidere chi seguire.

VOTO
Alla parte teatrale 6-- scritto con la matita rossa
Ai tre 7 in condotta

ER LISCA

giovedì 3 dicembre 2009

POP-UP. LA TERZA DIMENSIONE DEL LIBRO / TEATRO DELLE APPARIZIONI



POP-UP. LA TERZA DIMENSIONE DEL LIBRO
di Fabrizio Pallara e Dario Garofalo
regia e luci Fabrizio Pallara
con Dario Garofalo, Paola Calogero, Valerio Malorni



(VERSIONE PER ROMA)
Spesso come morti spettacoli der Pallara
sembra che 'l lavoro sia tanto pe' fallo
ma pare che a fonno nun ce vonno anna'.

Come funziona? Se chiede ar pubblico de porta' li libri, se pescano li libri e uno legge mentre due se moveno sulla scena.

Certo è che 'mprovvisa' su li libri presi dar pubblico nun è facile;
certo è che se a l'attori je levi puro la parola è un casino ancora deppiù.
Ma più che artro
sembra 'n esercizio de improvvisazione pe' 'n labboratorio de teatro pe' quelli che inizieno ora a fa' teatro.
E 'nvece ce sei venuto a Short Theatre a fa' sta cosa?
Carina e potrebbe pur'esse' simpatica, ma nun pare certo che ce sia 'na base de lavoro.
Se la volevi fa' bene, nun era mejo impara' o falla fa' a chi da anni fa i macht de 'mprovvisazione?
Nun se so' 'nventati gnente manco stavolta e l'hanno pure fatta male.

Nun ce se pò ferma' a di'"questo è uno spettacolo rischioso" e difendese co' 'ste parole.
Bisogna sape' mette in conto anche il rischio quanno se prepara 'no spettacolo, perché se più er cortello è affilato più bisogna esse' bravi a maneggiallo, sinnò nun lo tiro fori dar cassetto se nun so' in grado!

VOTO:
DU' LIBRI, MA NO PE' LEGGESELI, MA DA TIRAJE!

ER LISCA

(VERSIONE PER IL RESTO D'ITALIA)

Come in molti spettacoli di Fabrizio Pallara sembra che il lavoro sia abbandonato a metà, sia stato fatto così e sembra che non ci sia l'intento di portarlo a termine o di approfondirlo.

Come funziona lo spettacolo?
Si chiede al pubblico di venire con dei libri a teatro, si scengono dei libri e mentre un attore legge, due fanno dei movimenti che evocano quelle parole sulla scena.

Certo che non è facile improvvisare su libri presi a caso tra quelli del pubblico e certo è che se gli attori sono anche privi della parola le cose si complicano.
Ma per la verità il tutto non sembra uno spettacolo, ma un esercizio di improvvisazione che si fa nei laboratori teatrali con aspiranti attori alle prime armi.
E questa cosa viene presentata a Short Theatre?
Carina l'idea e anche simpatica, ma non sembra che ci sia una base di lavoro che la regga.
Ma per farla bene non era meglio studiarla o farla fare da quei gruppi che da anni fanno i macht di improvvisazione?
Niente di nuovo neanche questa volta e comunque fatta anche male.

E poi non ci si può fermare all'affermazione "questo è uno spettacolo rischioso" e difendersi con queste parole.
Bisogna saper mettere in conto anche il rischio quando si prepara uno spettacolo perché più il coltello è affilato e più bisogna essere bravi a maneggiarlo, altrimenti è bene non tirarlo fuori dal cassetto se non si è in grado di usarlo.

VOTO:
DUE LIBRI, MA NON DA LEGGERE, MA DA TIRAGLI ADDOSSO!
ER LISCA