giovedì 15 novembre 2012

Perdutamente se so' persi... Perdiamoci Perdutamente!

PERDUTAMENTE SE SO' PERSI... PERDIAMOCI PERDUTAMENTE!
(Versione pe' i romani)

Ariva quer vorpone de Lavia, prenne un mucchietto de gente, chiamata un po' a casaccio, qualrcuno ce va de straforo. So' in 18. Li vede tutti assieme e je dice: "Ve do li sordi pe' gesti' l'India, quanno io nun so che cazzo facce... Li sordi so' tanti, anzi so' de meno, anzi meno ancora. Fate quello che volete, anzi fate una cosa che ve do io er tema. La perdita. Annate e Perdeteve tutti, questo è il mio sangue!".
I dieciotto discepoli se scanneno per un po' de mesi. C'è chi dice che li sordi nun basteno, ma poi accetta; c'è chi all'India c'è già stato e se la sente calla; c'è chi nessuno lo conosce e pensa de fa' quello che cazzo je frega; c'è chi fa er capetto da sempre e tenta de fallo pure qua dentro; c'è chi se ne frega e come ar solito, continua a fregassene.
Ma l'idea de base sarebbe "famo 'na cosa tutti uniti, tutti assieme" e poi diventa "famo 'na cosa almeno un po' concordata". Dopo mesi de riunioni e litigi via maille, quanno nun c'avevano più tempo pe' tira' fora 'na proposta nuova, come aveveno fatto a tutte le riunioni, se divideno in gruppetti, perché metteceli te assieme Arcuri, Calamari e Natoli (pe' fa 'n esempio).
Beh risultato? Se chiudeno dentro l'India, fanno corsi a gratisse pe' fa vede' che fanno quarcosa. Co' 5000 euri puliti pe' uno, non ce sarà nemmeno uno spettacolo compiuto o che poi porteronno in giro. Forse sì, quello de Latini che sulla perdita so' 4 anni che ce lavora! Ma che volete fa', c'ha avuto culo. L'artri, invece, se fanno li cazzi loro. Ognuno co' er progettino, un po' performativo, un po' istallativo, un po' rivoluzionario (o fintamente tale), che fa molto fico...
Tutti chiusi dentro l'India e quando apriranno che troveremo? Morti!
Morti come li zombi de Timpano e consorte (de cui, a di' er vero è più autrice la Frosini de quer moribonno der marito). Anzi no! La cosa più viva all'India erano proprio li zombi che vagaveno, in tondo ar teatro indipendente. Lavia li ha fatti secchi tutti, uno a uno, come i dieci piccoli indiani. A dicembre ce sarà una massa de gente, che li andrà a vede'. Loro saranno felici perché c'avranno er pubblico delle Schorte, de li Teatri de Vetro e de li Romaeuropa. Er solito pubblico insomma, lo stesso che c'hanno da tempo, quello che diminuisce sempre de più.
Mentre Lavia riempie l'Argentina de vivi, co' lo spettacolo de un morto, con in scena 'n Arlecchino che se nun è morto, poco ce manca, Er Teatro Indipendente fatto de gente viva, more ufficiarmente chiuso all'India, con er pubblico suo, quello morto, fatto della stessa gente loro, fatto de critici, de intellettuali, de frikkettoni e de la gente che je compra li spettacoli. Lavia j'ha dato un teatro che loro dichiaraveno morto e e che dicevano di volello renne vivo. Se so' detti: "Opriamo l'India ar pubblico romano", ma Roma manco lo sa. E mentre Lavia sta 'n potrona e c'ha fatto 'na bella figura, ha dimostrato che lui è ancora er mejo de le nove generazioni (e perciò a chi e perché lasciaje er posto?).
Però li preggi ce stanno:
Da quanno c'hanno er teatro nun li vedi più in giro.
So' morti là dentro. La puzza loro, pe' Roma nun ce sta più.
Se rioprono le tombe a dicembre.
I funerali saranno all'India, ce andranno l'amichi loro...
E Roma nun piagnerà perché nun se sarà accorta de un cazzo.
E Lavia, a ragione, riderà.

PERDUTAMENTE SI SONO PERSI... PERDIAMOCI PERDUTAMENTE!
(Versione per il resto d'Italia)

 Arriva quel furbo di Gabriele Lavia, prende un piccolo gruppo di persone, chiamate senza un vero criterio e qualcuno si presenta senza essere invitato. Sono in 18. Lavia li accoglie tutti insieme e gli dice: "Vi do i soldi per gestire l'India, perché io non so che farci... I soldi sono tanti, anzi sono di meno, anzi meno ancora. Fate quello che desiderate, anzi fate una cosa con un tema scelto da me: La perdita. Andate e Perdetevi tutti, questo è il mio sangue!". I diciotto discepoli discutono per mesi. C'è chi dice che i soldi non sono abbastanza, ma poi accetta l'offerta; c'è chi all'India c'è già stato e si sente il padrone; c'è chi nessuno lo conosce e pensa di fare di testa sua; c'è chi fa il capo da sempre e tenta di farlo anche lì dentro; c'è chi come al solito si disinteressa, continua a farlo.
Ma l'idea di base dovrebbe essere "facciamo una cosa tutti uniti, tutti insieme" e poi muta in "facciamo una cosa minimamente concordata tra noi". Dopo mesi di riunioni e litigi via mail, quando non avevano più tempo di proporre ancora qualcosa di nuovo, come avevano fatto ad ogni riunione, se sono divisi ulteriormente, perché è un'impresa mettere insieme Fabrizio Arcuri, Lucia Calamaro e Lisa Natoli (tanto per fare un esempio).
Il risultato? Si chiudono dentro il Teatro India, fanno corsi gratis per farsi vedere che stanno lavorando. Con 5000 euro (al netto dell'Iva) dato ad ognuno di essi, non si vedrà nemmeno uno spettacolo finito che avrà una sua distribuzione. Forse sì, quello di Roberto Latini che sulla perdita sono 4 anni che lavora! Ma non ci si può lamentare, se lui ha avuto fortuna. Gli altri pensano a se stessi, ognuno con un "progetto" che sembri una performance o un'istallazione, che tenda al rivoluzionario, che sia "cool".
Sono tutti chiusi dentro l'India e quando apriranno che troveremo? Dei morti!
Morti come i zombie di Daniele Timpano e la di lui consorte (di cui, a dire la verità è più autrice, lei Elvira Frosini di quel moribondo del marito). Anzi no! La cosa più viva all'India erano proprio i zombie che giravano, intorno al teatro indipendente. Lavia li ha uccisi tutti, uno ad uno, come i dieci piccoli indiani. A dicembre ci sarà molta gente che li andrà a vedere. Loro saranno felici perché avranno il pubblico dei Short Theatre, di Teatri di Vetro e di Romaeuropa. Il solito pubblico alla fin fine, lo stesso che hanno da tempo, quello che diminuisce costantemente.
Mentre Lavia riempie l'Argentina di vivi, con lo spettacolo di un regista morto, che vede in scena un Arlecchino che non è ancora morto, ma vista l'età, è a rischio trombosi, Il Teatro Indipendente fatto di persone vitali, muore ufficialmente chiuso al Teatro India, con il suo pubblico, quello già morto, composto da loro stessi, dai critici, dagli intellettuali, dai freak e dagli operatori che gli comprano gli spettacoli. Lavia ha dato loro un teatro che tempo fa loro stessi dichiaravano morto e che professavano di volerlo rendere vivo. Si sono detti: "Apriamo il teatro India al pubblico romano", ma i romani nemmeno sono venuti a saperlo. E mentre Lavia è seduto in poltrona sapendo che agli occhi di tutti ha fatto un bel gesto, ha dimostrato che lui è ancora superiore rispetto alle nuove generazioni (e perciò a chi e perché dovrebbe lasciare il posto e la sua posizione?).
Però in tutta questa storia ci sono dei pregi: da quando i teatranti indipendenti romano sono chiusi dentro il teatro India non li vedi più in giro.
Sono morti all'interno. Il loro odore in città non si sente.
Si riaprono le tombe a dicembre. I funerali saranno al teatro India e saranno presenti i loro amici...
E Roma non piangerà perché non si sarà accorta di nulla.
E Lavia, a ragione, riderà.