martedì 1 dicembre 2009

MADE IN ITALY / BABILONIA TEATRI



MADE IN ITALY
produzione Babilonia Teatri e Operaestate Festival Veneto
di e con Valeria Raimondi ed Enrico Castellani
scene Babilonia Teatri/Gianni Volpe
costumi Babilonia Teatri/Franca Piccoli
luci e audio Ilaria dalle Donne
movimenti di scena Mauro Faccioli
foto di scena Marco Caselli Nirmal

luogo: Teatro India

(VERSIONE PER ROMA)
Beh! C'è da di' pe' prima cosa che rimani corpito da 'sto spettacolo!
Bene o male, rimani corpito.
Se sanno venne' e questo è chiaro, perché nun se so' 'nventati gnente, ma rimangono 'mpressi ner cervello.
Da tempo se dice de 'sto novo linguaggio de 'sti regazzetti e poi vado e vedo che hanno solo asciugato tutto.
Belle 'mmagini e bello er modo de facce vede' come è facile da racconta' 'st' Italietta.
Poi però tra di' che hanno 'nventato er novo linguaggio der teatro e vede due che parleno in sincrono
ce passa.
Devo di' però che 'sta cosa t' 'a ricordi quando esci da lì, oltre alla scena che se illumina de dietro e
er macchinista che chissà perché se traveste alla fine...
Ce stanno cose belle e cose appiccicate lì.
Parleno facendo la gnaggnera e nessuno se lamenta.
Parleno assieme e se sbajeno pure e nessuno se lamenta.
Dicono cose che pensamo e dimo da tempo senza approfondi' 'n cazzo e nessuno se lamenta.
Er lavoro de drammaturgia è montato come 'n puzzle e appiattito co' la pialla e nessuno se lamenta.
Er pubblico sortito dar teatro torna a casa cojonato e felice.
Magari è quer pubblico de sinistra che rideva con un po' de rabbia a la battuta de Moretti "di' qualcosa di sinistra"
ecco loro nun lo dicono proprio, anzi...
Beh bravi perché se sanno venne', sanno presenta' er lavoro ar massimo e ce fregano ner facce pensa' che ce sanno fa' e so' novi.
Mò però nun se 'nventamo anche che so' li mejo der cucuzzaro e li drammaturghi moderni.
So moderni ner venne. Ma tra er supermercato e er verduraro, le zucchine bone 'e trovo dar seconno!

VOTO:
'NA PIZZA MARGHERITA E DU' ZUCCHINE (poi ce facessero loro quello che vonno)

ER LISCA

(VERSIONE PER IL RESTO D'ITALIA)
Non c'è nulla da dire: nel bene o nel male, lo spettacolo colpisce.
Si sanno vendere bene, però non c'è una grande innovazione, anche se rimane molto impresso il loro lavoro.
Andato a teatro, spinto dalle voci del nuovo linguaggio di questi giovani ragazzi, scopro che hanno solo asciugato tutto.
Certo è che sono belle le immagini e anche come è facile raccontare i difetti dell'Italia.
Però tra un linguaggio innovativo e due ragazzi che parlano in sincrono ce ne passa.
Certo questo modo di esporre rimane nei ricordi dello spettatore all'uscita, insieme alla bella scena luminosa dietro di loro e
al macchinista che senza un vero e proprio motivo si traveste nel finale.
Cose belle e cose senza senso caratterizzano lo spettacolo.
Parlano cantinelando e nessuno si lamenta.
Si sbagliano parlando in sincrono e nessuno si lamenta.
Dicono concetti che pensiamo e che non sono certamente approfonditi e profondi e nessuno si lamenta.
Il lavoro di drammaturgia è montato semplicemente come un puzzle e volontariamente viene appiattito e nessuno si lamenta.
Il pubblico esce dal teatro felice e preso in giro.
Forse lo stesso pubblico di sinistra, che ha riso con un po' di rabbia alla celebre battuta di Moretti "di' qualcosa di sinistra",
non si accorge che loro proprio non lo fanno, anzi...
Bravi perché si sanno vendere e sanno presentare il lavoro al meglio. Mischiano le carte e ci fanno pensare che sono capaci e nuovi.
Ora però la critica non si inventi che sono innovativi, che sono i migliori (o vincitori) , che sono i drammaturghi del nuovo millennio.
Di moderno hanno la vendita, ma tra il supermercato e il negozio di frutta e verdura so che dal secondo trovo gli ortaggi freschi.

VOTO:
UNA PIZZA MARGHERITA E DUE ZUCCHINE (per qualsiasi uso loro gradiscano)

ER LISCA

2 commenti:

  1. Pure te te la canti bene, ma sopratutto je la canti.
    Bella recenzione de panza e de sostanza.

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  2. Caro Erliska... quanto ti ho cercato!
    Non credevo ai miei occhi quando leggevo le miriadi di critiche osannanti nei confronti di questo enorme bluff commerciale che sono i Babilonia Teatri. Finalmente, la tua critica: non massacrante, ma precisa, ovvia e semplice. Sono d'accordissimo con te.
    Ripropongono robe vecchie di 40 anni (penso a Peter Handke, a Giovanni Testori, a Samuel Beckett) predicando in modo geniale (di questo gli va dato atto) nel deserto dell'ignoranza del pubblico teatrale italiano, che appunto non si accorge che è tutto già stato fatto. Non hanno inventato niente.
    Che sia il pubblico a non capirlo è (tristemente) comprensibile.
    Ma che pure l'intera critica teatrale italiana non abbia capito che vendono fumo, è veramente disarmante.
    O, forse, è la naturale conseguenza del loro successo.

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